L’intenzione di esplorare l’intreccio fra esperienza in natura e linguaggio poetico ha guidato i percorsi svolti con tre classi seconde, una nell’a.s 20-21 e due nel successivo. Al centro sta il tema della metafora, intesa non semplicemente come l’abbellimento di un discorso, ma come una possibilità di pensiero generativa di senso ed elemento vivo nel rapporto con le cose e il mondo. Si alternano le attività in classe e in ambiente outdoor, offrendo reciproci richiami. Se in aula viene privilegiato il lavoro sui testi letterari e la discussione dei contenuti teorici, il giardino della scuola - la nostra aula all’aperto - è vissuto come un laboratorio di scrittura all’aperto. Come in ogni percorso i primi incontri seguono un ritmo esplorativo sviluppando proposte e attivazioni diverse. Il terzo incontro raggiungiamo l’aula all’aperto con una breve camminata e prima di “entrare” presentiamo agli studenti la consegna: ad ognuno sarà affidata una cosa concreta presente nell’aula all’aperto con il compito di mettersi in ascolto di quanto essa avrà di dire: il pioppo, la radice, il ramo spezzato, il tronco, la corteccia, la rete, la telecamera di sicurezza e così via.
Un esercizio di attenzione, di immedesimazione e di relazione reso più intenso dal fatto che ogni ragazzo viene accompagnato davanti al proprio partner naturale (ma non solo) dopo essere stato bendato, in modo da provare a guardare le cose come fosse la prima volta. Un quarto d’ora di osservazione silenziosa e personale permette a ciascuno di raccogliere pensieri concreti, domande, emozioni, riflessioni.
Tornati in gruppo rielaboriamo tutto ciò in testi poetici che riescono a dare voce alle cose presenti nel luogo.
Il percorso si conclude in aula, con un compito in classe in cui scrivere un secondo testo poetico a partire dalle esperienze realizzate in natura integrato con quanto svolto in aula.